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Incontro con Marc Petitjean

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Durante una della tante uscite di pesca in Piave, l’amico Stefano Mantegazza mi informò sulla sua intenzione di invitare Marc Petitjean, stimato costruttore professionista sin da 1990, per alcune serate dimostrative che si sarebbero svolte alterativamente nella sede del Fly Angling di Bergamo e in quella del Mosca Club Treviso. Immediatamente considerai l’evento di assoluto rilievo per due motivi : come Marc, sono un appassionato di cul de canard e lo ritengo un materiale spesso insostituibile; in secondo luogo, da tanti anni sento parlare di Marc come del massimo esperto e miglior costruttore di artificiali in cdc, per cui verderlo in azione dal vivo sul morsetto sarebbe stata un’occasione da non perdere. Le aspettative non furono deluse! Un venerdì sera di fine marzo ci incontrammo tutti presso la sede del Mosca Club Treviso e finalemente, dopo aver cenato insieme, potei ammirare Marc mentre creava i suoi ben noti artificiali.

L’evoluzione del cdc nella storia

Marc ha iniziato la serata soffermandosi sull’evoluzione del cdc, costruendo man mano gli artificiali che ne hanno fatto la storia. Dal 1920,anno 0 per il cdc, sino all’attualità, i montaggi hanno subito diversi sviluppi. Non si conosce il nome di colui che per primo utilizzò il cul de canard, però si sa che la prima serie venne creata in Svizzera nel 1920. Durante quegli anni, sempre in Svizzera, nelle vicinanze di Friburgo furono Maxilien Joset e Charles Bickel a fare uso di questi artificiali su fiumi come la Doubs e la Lou.

L’artificiale nel 1920 prevedeva la sostituzione del collo di gallocon un collarino in cdc, oi sagomato. Il corpo risultava costruito da una strisciolina di rafia rossa avvolta intorno al gambo dell’amo, mentre le code erano in fibre prese dalle hackle del collo di gallo.

Per aggiungere un nuovo tassello nella storia del progresso del cdc, bisogna fare un salto di ben 60 anni e approdare al 1980! Secondo Marc il motivo di questo lungo intervallo è da ricercarsi nell’accertata difficoltà ad asciugarsi de cdc impiegato in quel lontano primo dressing, soprattutto dopo una cattura. Questa caratteristica ne frenò ovviamente la popolarità e l’impiego di quella mosca rimase circoscritto all’ambito geografico in cui era nata.

Il passo successivo avvenne grazie a Marjan Fratnik, che imitò qualcosa che assomigliava ad un plecotteo o ad un tricottero : la F Fly, un artificiale semplice da costruire e molto efficace. Il corpo è piuttosto sottile e secondo Marc imita soprattutto un plecottero e il suo colore sarà, quindi, quello della seta di montaggio. Dopo avere creato il corpo con diversi giri di filo, in testa vengono fissate tre piume di cdc perfettamente allineate e pareggiate sulla punta. Quindi va eseguito il nodo di chiusura. La lunghezza delle ali deve essere proporzionale alla taglia dell’insetto che si vuole imitare.

Dal 1980 in poi tutto si sviluppa molto velocemente.

Nel 1982 Gerhard Laible, in Germania, separa per la prima volta le barbe della piuma di cdc dal calamo e ne fa un uso esclusivo, perché da sempre il calamo ha rappresentato un problema per l’assemblaggio delle mosche più piccole. Per riuscire in questa operazione, Gerhard utilizzava una clip molto simile a quelle che usa oggi Marc. Le fibre vengono quindi tagliate in prossimità del calamo e raccolte grazie ad un dubbing ad asola. Un paio di anni dopo Marc adotta un montaggio che prevede l’uso del calamo per la costruzione del corpo degli artificiali, in particolare delle sedge, dove il diametro del corpo è maggiore.

L’intera piuma viene usata per costruire addome e torace dell’artificiale e viene fissata in punta. Quindi va girata su se stessa e contemporaneamente avvolta intorno al gambo dell’amo. Poco prima della testa, la piuma va bloccata con il filo di montaggio, ma il calamo non viene tagliato subito. Con il filo di montaggio si crea un piccolo cono, quindi con la forbice si tagliano tutte le fibre che eccedono dall’addome e dal torace, lasciando penzolare la pinza con l’hackle iniziale. Una o due piume serviranno per fare le ali, selezionandole solo tra fibre che verranno strappate e raccolte in un piccolo ciuffo, che sarà fissato prima della testa dell’artificiale. Per terminare basta avvolgere per un giro la parte finale della prima hackle, appena sopra al ciuffo di cdc. La lunghezza delle ali anche in questo caso deve imitare quella degli insetti sul fiume.

Marc ci tiene a sottolineare che si tratta di un artificiale capace di offrire un perfetto galleggiamento anche se privo delle ali. Dopo questa introduzione storica, Marc ha costruito l’imitazione di effimera che lo ha reso famoso, quel montaggio che prevede la creazione di due ali separate, ovviamente sempre in cul de canard, divise da una sorta di seta floss elastica. Il corpo viene ottenuto da una piuma di cdc avvolta sul gambo, cercando di modellare una silouhette conica, mentre per le code il suo materiale preferito è il gallo pardo.

Questo sistema di montaggio è molto amato da Marc e lui stesso ci elenca le ragioni principali : la possibilità di sagomare le ali come preferisce; la scarsa resistenza che il complesso delle fibre delle ali oppone durante il lancio, azzerando il rischio che il finale, anche quando è sottile, si attorcigli; la posa della mosca in acqua, a fine lancio, che è sempre estremamente realistica, grazie ad una sorta di effetto paracadute determinato dalla posizione delle ali. E inutile sottolineare come Marc abbia assiduamente lavorato a perfezionare questo artificiale nel corso degli anni e, con una punta di giustificato e condivisibile orgoglio, sia convinto che difficilmente la sua efficacia possa essere ulteriormente incrementata. 

Magic Tool

Del Magic tool ne avevo sempre sentito parlare, ma non l’avevo mai visto usare prima. E’ stato creato da Marc circa sei anni fa, consentendogli di lavorare il cul de canard in modo semplice e veloce, con la possibilità di utilizzare grosse quantità di fibre di cdc separate dal loro calamo. Si tratta di una sorta di lunga clip di plastica in grado di trattenere delle lunghe “strisce” composte dalle fibre della magica piuma. Queste verranno in seguito, grazie al passaggio con un’altra pinza di plastica, inserite nell’asola che Marc crea dallo stesso filo di montaggio. Attenzione, Marc non ottiene l’asola raddoppiando il filo di montaggio, bensì dividendo in due il filo con uno spillo! Un altro aspetto interessante è la possibilità di miscelare i vari colori delle piume in cul de canard, agevolandoci nel compito di imitare certe particolari tonalità e sfumature sempre presenti negli insetti.

Magic Head

Sempre alla creatività di Marc Petitjean dobbiamo l’invenzione del Magic Head, ideato per aumentare l’illusione della vita e del movimento nei suoi streamer. Non è altro che un piccolo cono di plastica morbida che viene fissato davanti all’occhiello. Per appesantire lo streamer, Marc usa una pallina in tungsteno.

Secondo Marc, perché uno streamer sia catturante, si devono rispettare alcuni concetti base : lo streamer, cioè, va costruito come se fosse una barca con tanto di vela e chiglia. Occorre sempre usare il materiale più adatto : il marabou è morbido e trasmette in modo ottimale il movimento! Lo stripping deve essere lento per ottenere più movimento. Dopo due ore di esibizione dietro al morsetto eravamo tutti sicuri di una cosa : l’eccezionale manualità di Marc! Maneggia le fibre in cul de canard con una facilità estremal. Al morsetto è veloce e pulito e gli artificiali gli riescono perfettamente. In due ore di esibizione ha fatto vedere una miriade di piccoli trucchi che, applicati alla costruzione classica, agevolano e velocizzano i tempi al morsetto. Si intuisce immediatamente la sua grande esperienza, derivata dalla costruzione di decine di migliaia di mosche.

Nel complesso la mia impressione è stata quella di una serata più che riuscita, tanto che gli stessi membri del Mosca Club Treviso, che comunque hanno tra le loro fila alcuni tra i migliori costruttori italiani, ne sono rimasti entusiasti.

A pesca in Piave

Il giorno dopo siamo andati a pescare nel Piave a Perarolo, più precisamente nella zona catch and release.

Come speravo, una volta in acqua Marc pensava solo a pescare, cosa che mi ha fatto veramente piacere, perché trovo che che si guadagna la vita nel mondo della pesca a mosca, debba per forza avere una forte passione. A riprova di questa sua passione, Marc non nasconde la sua predilezione per artificiali rapidi da costruire, in quanto, avendo poco tempo a disposizione, preferisce spenderlo a pesca piuttosto che davanti al morsetto. In pesca quel giorno Marc ha scelto quasi sempre la secca ed il Piave gli ha comunque regalato, a parte un breve acquazzone, una gran bella giornata. Forse, proprio per via del temporale, l’attività a galla ha reso i pesci molto attivi anche in superficie e le catture di trote e temoli non sono mancate. Ad un certo punto Marc era talmente soddisfatto che mi ha detto : “Ma voi qui avete un tratto di fiume stupendo”… era decisamente meravigliato dalla qualità della pesca nel Piave a Perarolo, tanto che ha voluto saltare la “pausa-pranzo” per pescare fino a sera. Con noi, oltre a Stefano Mantegazza c’era anche Stefano Taddia, ottimo pescatore, che a ninfa ha catturato i temoli più belli! La sera abbiamo cenato a Tai di Cadore. Eravamo tutti molto soddisfatti sia della serata di costruzione, sia per la bella giornata di pesca trascorsa. A tavola Marc ci ha raccontato alcuni episodi singolari riguardanti i suoi artificiali. Uno su tutti, la storia di un olandese che è arrivato a farsi tatuare un suo artificiale, forse la sua mosca più famosa, la celeberrima MP81, che, ovviamente, anche Marc considera una delle sue creazioni più micidiali.

Mi ha fatto molto piacere sapere che, pur non essendo un fondamentalista del no-kill, la prima cosa che Marc insegna ad un principiante è come rilasciare i pesci. Un’altra sua caratteristica è quella di fare i coup du soir senza alcuna fonte luminosa : pesca fino a quando ci vede e nei casi estremi infila il filo di nylon nell’occhiello delle mosche sfruttando la sensibilità delle dita. Sia la serata di costruzione, sia la giornata di pesca sono volate. Il fatto di aver conosciuto un personaggio di livello mondiale mi ha arricchito, ma la cosa più bella è la sensazione di aver toccato un pezzetto di storia di questa nostra passione che è la pesca a mosca.